Sunday, May 1, 2011

Backspacer.

Tante volte ho pensato alla sequenza numero sette. Ed in tante guise, una differente dall'altra. Ed ognuna non descrive abbastanza la centrifuga che sembra avere preso il posto del cuore. Le passo in rassegna mentalmente, come carte da gioco: sembrano tutte prese da mazzi di carte differenti, sembrano tutte mie ma nessuna carta veramente mi appartiene. L'unico elemento veramente attivo in questi giorni è stato il tasto Backspace. Più inizio a scrivere e più cancello. 

Il fatidico giorno levai le membra dal mio giaciglio, contemplando, nella penombra - solo per pochi istanti - la forma del cuscino che lentamente ritornava alla quiescenza, pensando: oggi è il giorno dell'esame Shinseikai. Sembrò tutto normale, e tutto diverso. La casa silente, il coacervo di caciaroni fuori, la voglia di essere già lì, karategi indossato, pronto per il riscaldamento, e la voglia di aspettare ancora un momento propizio per la prova d'esame, ben conscio che aspettare - alle volte - non è consentito.
Cancello. Non sono io.

Lo studente guarda fra le dieci dita
la bianca cintura che vi tiene stretta;
e indugia - tanto è candida e perfetta -
ad indossarla come preferita.
Ma dato il giro primo ecco s'affretta:
e quel che stringe par cosa scipita
per l'occhio intento all'esame che l'aspetta...

Cancello. Troppo tronfia. La poesia, nel 2011, interessa a pochi.

Questo non è un punto di arrivo, ma solo un punto di partenza.
Ogni lezione, in realtà, è una prova d'esame.
La cintura gialla non ti alza di un centimetro.
Cancello. Il mondo è già pieno di bellissimi aforismi.

Ho già cancellato, in sequenza:
- Un acrostico SHINSEIKAI fatto in rima inclusiva.
- Un breve racconto ambientato negli anni '70. Ometto la trama, potrei riusarla.
- Una lettera al Sensei.
- L'esame visto dagli occhi dei miei figli, utilizzando il loro gergo.
- Un montaggio video fatto con un brano che richiama il titolo di questo post.
- La combinazione di tutto quello scritto sopra in un post ciclopico.


Rimangono alcune righe scribacchiate, un sogno, una cintura gialla - nuova di pacca - ed una cintura bianca, che porto sempre in borsa. 
La cintura bianca è uno stato mentale, un luogo ed uno stimolo. 
E' quello che sento di essere, è da dove sono partito e dove potrei tornare se manca lo spirito giusto, e lo stimolo a crescere ed evitare pericolosi autocompiacimenti.

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