Thursday, September 1, 2011

Riflessi.

Inizia un nuovo Anno Accademico. Shinseikai. Che non è proprio come frequentare l'università per conseguire un titolo di studio. Probabilmente è proprio il contrario, frequentiamo il Dojo per conseguire uno studio del titolo, "Shinseikai" - una disciplina interiore ed un'arte marziale.

Sono passati due anni da quando credevo di non arrivare alla fine della prima lezione, e la sensazione non è cambiata granchè. Permane un giusto retrogusto reverenziale nei confronti della materia oggetto di studio, un rispetto senza pari dei tuoi compagni di avventure, di scoperte e di botte, la trasformazione fluida di Filippo da collega ad amico a Sensei, l'odore di fatica del Dojo, le zanzare-Kamikaze importate direttamente da Kyoto,  il bisbiglio pre-allenamento, l'uscita dal Dojo con le proprie gambe (è sempre una sorpresa), e mille particolari ancora da descrivere.

C'è qualcosa di diverso, però. Come una specie di riflesso, non sai da dove arriva ma lo vedi.
Ho speso innumerevoli cicli macchina nel pensare cosa potesse essere.

Forse l'ambiente, il gruppo, il maestro, il tipo di disciplina studiata, l'approccio metodologico, l'inaccessibilità di alcune tecniche, l'obiettivo che si sposta costantemente ed inesorabilmente avanti?
Probabilmente si. Tutte queste cose cooperano (e alle volte concorrono) a quel riflesso di cambiamento che rende questo studio sempre differente. Ma non corrisponde precisamente alla sensazione che cerco di delineare. Manca ancora qualcosa.

Forse è una diversa percezione di te stesso rispetto allo studio?
Ci siamo quasi. Lo studio Shinseikai non include sconti per nessuno. Duro per tutti, ognuno di noi è certamente in grado di valutare variazioni anche minime della nostra percezione, traendone vantaggio.

Forse sei cambiato tu?
Ci siamo. Non è detto che ciò sia avvenuto per il meglio, ma certamente un cambiamento forte c'è stato da dentro. Ripensando ai preliminari della prima giornata Shinseikai - ventiquattro mesi fa -  e avendo a disposizione una macchina dello psicotempo, in grado di dare un'occhiata fugace al riflesso di me stesso, vedrei:

- Un tizio che si crede mediamente in forma.
- Un tizio che si crede mediamente un 'subject matter expert', un esperto su materie specifiche.
- Un tizio che si crede mediamente un comunicatore.

Spengo l'immaginaria e magica macchina, e svanisce il riflesso. Guardo quel che ne rimane, con le considerazioni sul cambiamento ed i suoi effetti, e penso a quanto sono fuori forma, al fatto che non basta una vita per apprendere, e che in realtà non comunico più come una volta. Sorrido. Sono un uomo fortunato, quello che per molti è tornare indietro per me è continuare ad andare avanti.


1 comment:

chiara said...

precious. That's what you are