Sunday, February 7, 2010

Shinseikai IV - Un racconto breve.

"E' ora di svegliarsi, Gabba".

La voce della Sveglia è gentile e risoluta e antipatica, ed ha lo stesso timbro di una mia collega. Troppo tardi ricordo che sono stato io a programmarla così. Chissà a cosa pensavo, quando l'ho fatto. Sarà un tratto genetico masochista, e il dolore alla testa impedisce di chiedermi da chi ho ereditato questa caratteristica.

"E' ora di svegliarsi, Gabba".

Provo a muovere le labbra per pronunciare le parole chiave ed interrompere questo stiletto nelle sinapsi che non vogliono saperne di affrontare un'altra mattina post-alcolica. Le labbra non si muovono, dalla gola escono due rantoli impastati che l'Orecchio della Sveglia non riconosce.

"E' ora di svegliarsi, Gabba".

Credo sia Sabato, e quindi è il mio turno di uscita, mi è vietato rimanere in casa fino alla sera. Il pensiero di trascorrere la giornata in un Centro mi sposta lo stomaco. Il pensiero di una multa di 300 Quid lo sposta di nuovo in direzione opposta. Lo stomaco si ribella a quell'ultima provocazione, si sveglia prima di me e mi ricorda di una vecchia lesione dovuta a stress, sedentarietà, sentimenti sopiti e qualche altra esse. Buongiorno, vecchio mio.

"E' ora di svegliarsi, Gabba".

Inizio pian piano a capire che sono nel mio letto, nella mia stanzappartamento, e che è quasi ora di iniziare a spendere la giornata come è prescritta. Pronuncio le parole chiave. Due volte, la prima non l'ho capita nemmeno io, figuriamoci quell'acida della Sveglia.

"Ho capito".

"Buongiorno, Gabba. Sono le ore 7 e 51 di Sabato, 10 Febbraio 2148. 
E' prevista una interruzione della pioggia dalle 17 e 42 alle 20 e 51. 
Ti ricordo che la tua uscita obbligatoria inizia alle ore 8 e 30 e si conclude alle ore 17 e 30".

Bene. Non riuscirò a vedere la pausa asciutta. Capita sempre così. Il pavimento mi avverte che inizierà a pulirsi tra sessanta secondi. Votato all'efficienza, il calpestato. Capita sempre così.

Lo schermo si accende e le notizie scorrono sopra, sotto, di lato. In mezzo ci sono due pupazzi che parlano. Stringo gli occhi, vedo che non sono due pupazzi, ma due presentatori TV. Ignoro la differenza. Mi avvicino alla finestra, che apre gli scuri e mostra il cielo cenere che si riflette sul bagnato. Ignoro la differenza. 
La pioggia oggi è quasi orizzontale, anche se sembra non esserci vento. Strano. Mentre finisco il synthè in preda a questi inaspettati sofismi, il pavimento ha finito, e credo abbia finito anche il bagno. E' tempo di controllare la tuta.

Il controllo della tuta mi riporta, come sempre, alla filastrocca che mi insegnava la mia vecchia.  "Controlla la tuta, controllala tutta, controlla sia asciutta".  All'epoca non era vecchia, la mia vecchia, e aveva i capelli naturali. Aveva sempre da fare, correva sempre, e l'unico sguardo di affetto era per me e non per altri, o almeno così pareva. 
Inizio la procedura per il controllo tuta. La plastica arancione è un po' lisa, ma sembra che il tutto sia regolare e che l'ambiente sia ermetico. E' tempo di indossarla e uscire.

***

L'accesso alla Subacquea oggi è leggermente meno denso di figure arancioni che caracollano in fila per aspettare un Comparto. Leggermente meno denso significa che riceverò comunque la mia dose di spinte e di gomitate, ma non copiosa come in altri giorni di punta. Gli sbuffi di vapore che escono dai caschi delle tute rimangono uno spettacolo buffo. Trenini arancioni a vapore, in fila per un passaggio nella Subacquea.
L'attesa per un Comparto continua, le vibrazioni dei Comparti che passano sono percepibili anche con la tuta attivata, ed è l'unico segno del tempo che passa quando vedi arancione davanti ed arancione dietro di te. 

E' il mio turno. Nel comparto la disciplina delle tute si allenta, e tolgo il casco. L'odore di umanità della Subacquea è nauseante, e credo che per gli altri sia lo stesso, a giudicare dalle espressioni. Ma, almeno, riesco a vedere qualche volto non filtrato dal perspex. Le occhiaie che adornano i volti dei passeggeri sembrano tatuate, o esser lì da secoli. Non mi affretto a erogare valuazioni personali, penso a me stesso ed ai segni che il tempo e gli accadimenti mi hanno regalato e sorrido amaramente. Penso al Centro e mi viene da vomitare. Non ci voglio andare. Non farebbe che aggiungere tristezza ad un velo di tristezza. Le luci tutte uguali, le persone tutte uguali, io uguale alle altre persone. Decido di allentare un po' la morsa dell'apatomalinconia per rispetto al signor Stomaco e penso ad altro, ai racconti dei miei vecchi, a quando si poteva camminare sul suolo, quando le cose crescevano sulla terra e non dentro vasche idroponiche, a quando - dicevano i miei - c'era asciutto per giorni e giorni di seguito. 

Non so se fossero idee bislacche o ricordi migliori della realtà, ma quelle descrizioni mi piacevano. Correre senza una tuta, senza l'ossessione del contatto con acqua contaminata, in un mondo dove l'asciutto era la normalità.
Evidentemente oggi è tempo di pensieri profondi. I racconti dei miei mi hanno fatto perdere l'uscita del mio Centro. Posso andare in altri Centri e nelle vie laterali tre volte ogni anno, e nessuno, me incluso, lo fa quasi mai. Decido di andare in una delle vie laterali, anche se non sarà un bello spettacolo.

Avevo ragione. Non ricordavo che le vie laterali fossero così trasandate. Forse non si puliscono neanche da sole, ed è per questo che gli interni sono pieni di rimasugli, di scorie. Decido di sprecare la mia uscita extra-Centro e ritornare alla solita monotonia quando il mio sguardo si posa su una luce intermittente di una insegna. La porta è chiusa. C'è un cartello, che riporta esattamente gli stessi caratteri, non usuali, che compongono l'insegna. Non ne riconosco provenienza e soprattutto il significato. La cosa mi intriga.
Annoto la scritta sulla console della mia tuta e mi avvio all'entrata della Subacquea, per andare al Centro. Chissà cosa volevano dire quei caratteri. Dovrò investigare. In effetti, non ho mai visto niente del genere prima d'ora. Sarà un vecchio laboratorio di riparazione, oppure qualcosa di illegale. Riguardo la scritta 

KARATE SHINSEIKAI

e mi riprometto di ripassare. Non mi cambierà la vita, ma almeno mi tolgo la curiosità.


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