Le cose cambiano, e con le cose cambi anche tu, i tuoi gusti, la tua percezione e le tracce che lasci sul terreno che ti accingi a calpestare.
Le conversazioni cambiano. Si usano meno parole. Più sguardi. Di intesa, di affetto, di ironia e sarcasmo, di induzione al coraggio.
Il silenzio diventa foriero di frasi che le parole - in talune situazioni - non possono riempire.
In silenzio, immagino una conversazione.
Coordinate: Ora del Karate, giorno del Karate, luogo del Karate.
Soggetti: Io e il mio compagno di Kumite.
Lui mi guarda, io lo guardo a mia volta. Ha gli occhi azzurro beffardo.
Si parla attraverso gli occhi, mentre il corpo è occupato a respirare e recuperare da precedenti distruzioni di massa (corporea).
È più giovane di me, l'infame, e quindi recupererà prima. E lo sa.
È anche più forte e stilisticamente plasmato da molti più anni di 'Filippo Calà treatment'.
E' anche un Amico.
Occhi Suoi: facciamo insieme?
Occhi Miei: si, ok (merda).
OS: ti fa male qualcosa?
OM: mi fa male tutto, ma la schiena di più... mi fanno male anche le sopracciglia.
OS: oggi abbiamo spinto, eh?
OM: avrei bisogno di un corpo ancora in garanzia.
OS: non ti preoccupare, facciamo un Kumite sciolto.
OM: si si (ironico), sciolto una beata fava.
OS: guarda che anche tu meni.
OM: non lo so, ma a me pare proprio di no.
OS: (sorride) è Karate. Kumite.
OM: se non lo era giocavamo a Briscola, no?
OS: giusto.
La telepatia esiste, e non solo nei libri di Peter Kolosimo.
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